Le Terre dei Peligni

Le Terre dei Peligni si estendono su un’area che comprende la Valle Peligna e la Valle del Sagittario, un territorio lambito da tre Parchi Nazionali (D’Abruzzo Lazio e Molise, della Maiella e del Sirente Velino), e da riserve come quella del Sagittario, del Genzana, del Gizio, di San Venanzio e di Monte Corvo, in un contesto naturalistico generoso di biodiversità.

Un impervio corridoio di rocce, dirupi e laghi di acqua cristallina contraddistinguono in particolare la Valle del Sagittario che vanta borghi, tra i quali Scanno, annoverati tra i più belli d’Italia. Il fascino di questi luoghi è stato immortalato negli scatti di Cartier Bresson e M.C. Escher.

La conformazione del territorio, tra gole inaccessibili e anfratti rocciosi, ha favorito sin dall’antichità un connubio perfetto tra natura e spiritualità, quindi una costellazione di eremi e abbazie, tra cui l’eremo di San Venanzio a Raiano, l’eremo di san’Onofrio e l’abbazia celestiniana alle porte di Sulmona, l’eremo di San Domenico a Villalago.

Una storia millenaria quella dei Peligni, popolo italico stanziato in quest’area sin dal I millennio a.C.: tra i protagonisti della Guerra Sociale contro Roma, elessero quale loro capitale Corfinium, l’attuale Corfinio, dove oggi meritano una visita la cattedrale e l’acquedotto.

La splendida città di Sulmona, che lega il suo nome ai confetti e all’esclusivo aglio rosso, è ricca di cultura nonché patria di Ovidio.
Il centro peligno sfoggia importanti rievocazioni, sia di stampo religioso (la “Madonna che scappa” a Pasqua) che storico (la Giostra Cavalleresca a fine luglio).
Quanto a celebrazioni, non sono da meno i vicini borghi di Pacentro, con la Corsa degli Zingari, e Cocullo, con la Festa dei Serpari.

L’intero territorio, eletto alla transumanza sin dall’antichità, conserva un’importante e solida tradizione casearia, legata alle lavorazioni a latte crudo, in particolare nella Valle del Sagittario.
In Valle Peligna, invece, in un contesto bucolico generoso di grani antichi, legumi e ortaggi, sono gli ulivi (cultivar Rustica e Gentile dell’Aquila) e i vigneti a spadroneggiare: si perché questa è la terra d’elezione del Montepulciano d’Abruzzo, e la storia del vino comincia proprio qui.